Quando a gennaio i riflettori del mondo tennistico si accendono sul cemento di Melbourne Park, si apre ufficialmente la stagione del Grande Slam. Con le sue partite mozzafiato sotto il sole australiano, le storie di rivalità e le grandi imprese sportive, l’Australian Open è infatti il primo dei quattro tornei annuali che assegnano gli ambitissimi titoli Major.
In oltre un secolo di storia, l’Australian Open ha attraversato momenti gloriosi e altri più difficili, ha cambiato superfici e location, ha accolto campioni leggendari e giovani promesse. Tutto ciò lo ha portato ad essere oggi uno degli appuntamenti irrinunciabili del tennis mondiale, nonché una perfetta combinazione tra tradizione e innovazione.
In questo articolo analizzeremo nel dettaglio la genesi, lo sviluppo e le caratteristiche distintive del torneo, che ogni anno tiene col fiato sospeso gli appassionati della racchetta.
La storia dell’Australian Open
Nato nel 1905 come Australasian Championships, l’Australian Open può vantare oltre un secolo di storia, non sempre lineare, alle sue spalle. Nei primi decenni il torneo rappresentava poco più di una competizione regionale, limitata dall’isolamento geografico del continente australiano. Solo i tennisti provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda potevano permettersi di affrontare il lungo viaggio per parteciparvi.
Le difficoltà logistiche e organizzative erano numerose in quel periodo: continuavano i cambi di sede da una città all’altra, la supervisione della federazione internazionale era blanda e lo scarso seguito di pubblico rendeva l’evento sostanzialmente irrilevante per i big del tennis mondiale.
La svolta arrivò nel 1969 con l’apertura ai tennisti professionisti. L’ingresso di campioni del calibro di Rod Laver e Ken Rosewall diede nuova linfa al torneo, nonostante rimanesse ancorato alla superficie erbosa, inadatta al clima australiano.
Il vero punto di rinascita si ebbe però solo due decenni più tardi, nel 1988, quando l’Australian Open si trasferì nella moderna Melbourne Park, dotata di campi in cemento Plexicushion e strutture all’avanguardia. Da competizione di secondo piano, l’evento divenne rapidamente uno dei più seguiti al mondo, con l’assegnazione di premi in denaro milionari e la partecipazione di tutte le star del tennis.
Gli anni 2000 videro l’ascesa di vere leggende come Roger Federer e Serena Williams, capaci di dominare ripetutamente il torneo. Più di recente, l’impatto della pandemia ha messo a dura prova l’organizzazione, ma non ha scalfito il prestigio di uno Slam che continua a esaltare i campioni di oggi e a ispirare quelli di domani.
Caratteristiche distintive dell’Australian Open
Uno degli aspetti che negli anni ha contribuito a caratterizzare e rendere unico l’Australian Open nel panorama tennistico è sicuramente la superficie di gioco. Originariamente disputato sui veloci campi in erba, dagli anni ’80 il torneo ha optato per il più lento cemento, adattandosi maggiormente al clima di Melbourne.
Non si è però scelta una superficie unica, bensì si è continuato a sperimentare e migliorare il manto negli anni. Dal Rebound Ace degli anni ’80, si è passati ai campi in Plexicushion nel 2008, fino ad adottare l’attuale rivoluzionaria superficie GreenSet: un innovativo cemento sintetico in acrilico pensato per esaltare sia il gioco veloce degli attaccanti che quello difensivo.
Altrettanto all’avanguardia sono le strutture che ospitano il torneo. In particolare la Rod Laver Arena, intitolata alla leggenda e con una capacità di oltre 15.000 spettatori, e la Hisense Arena si distinguono per l’avveniristico tetto retrattile che permette di giocare anche in caso di pioggia o caldo eccessivo. Proprio questa copertura integrale ha reso l’Australian Open il primo Slam della storia a essere disputabile interamente al coperto.
Innovazione delle superfici, avanguardia delle strutture, voglia di evolvere senza rinunciare alla tradizione: ecco le caratteristiche distintive che rendono l’Australian Open uno degli appuntamenti imprescindibili nel calendario tennistico mondiale.
I campioni dell’Australian Open
Nel corso di oltre un secolo di storia, l’Australian Open ha visto alternarsi sul campo di battaglia alcuni tra i più grandi campioni che il tennis abbia mai conosciuto. Se dovessimo stilare una classifica dei più impattanti di sempre non potremmo non partire da Novak Djokovic: il fuoriclasse serbo vanta ad oggi la stratosferica cifra di 10 titoli vinti, compreso l’ultimo nel 2023, imponendosi come incontrastato dominatore della Rod Laver Arena.
Ma anche due storici rivali hanno lasciato un’eredità indelebile. Roger Federer ha illuminato il torneo per oltre un decennio, aggiudicandosi 6 titoli; Rafa Nadal ha vinto “solo” due edizioni, ma indimenticabili per pathos e qualità, su tutte quella del 2022 contro Daniil Medvedev. E come non menzionare le leggende Rod Laver e Roy Emerson, pionieri che con le loro imprese resero grande lo Slam di casa.
Questi campionissimi hanno non solo vinto, ma hanno elevato il livello tecnico e spettacolare del torneo, entrando di diritto nella galleria dei più grandi tennisti che abbiano calcato i campi di Melbourne Park.
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