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GABRIELE GELORMINI, NOME FAMILIARE NELLE CORSE DEI CAVALLI

Gabriele Gelormini tra i migliori driver italiani

Rilassato, sorridente, gli occhiali da sole sul casco, le gambe alzate mentre passa il palo. Sono tutte immagini che abbiamo in mente quando parliamo di Gabriele Gelormini. Il driver italiano negli anni ha imposto il suo stile per affermarsi come uno dei migliori guidatori d’Oltralpe. Il suo nome è ormai conosciuto ovunque: in Francia, suo paese d’adozione, dove si è stabilito dal 2007 e ha totalizzato 771 successi; in Italia, suo paese d’origine, dove spesso va a correre; in Europa, dove ha vinto anche in Spagna, Belgio, Paesi Bassi e Germania.

Gelormini è andato via da Torino a sedici anni dove è nato. Ora, ad appena ventinove anni, a distanza di poco più di un decennio tutti in Francia sanno chi è e da dove viene. “Gaby“, come viene chiamato là, dal 2015 ottiene più di 107 vittorie all’anno. Una media che gli assicura un posto fisso nella top ten. Senso tattico e buona mano assieme alla grinta gli permettono di brillare ai massimi livelli. Nonostante la giovane età ha già vinto tre Gruppi 1 in Francia e cinque all’estero.

Il presente d’alto bordo è arrivato proprio quell’anno. Come gli altri, stampa in testa, hanno preso ad approcciarlo, ha davvero cambiato dimensione dopo la partecipazione al suo primo Prix d’Amerique. È arrivato secondo con Voltigeur de Myrt, allenato e di proprietà di una famiglia italiana, i Donati, pure loro trasferitosi qualche anno prima in Francia da Torino, subito dietro al suo mentore ed idolo Jean-Michel Bazire.

 

Da generazioni un nome familiare nelle corse dei cavalli

Nel trotto in Italia, Gelormini è da generazioni un nome familiare nelle corse dei cavalli. Suo padre Bruno fa l’allenatore. O meglio lo ha fatto a Vinovo, l’ippodromo di Torino, per decenni, prima di seguire Gabriele nell’avventura transalpina. Una crescita costante, un presente importante, un avvenire luminoso. E’ un italiano che quando lo senti parlare capisci che pensa e parla sempre più da francese. Non sarà fuga di cervelli, ma un pizzico di magone per quello che il trotto italiano ha perso coi suoi problemi ti viene.

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