La Salida Lavolpiana ha riscosso negli ultimi anni un successo sempre maggiore: la capacità di costruire dal basso con precisione e fluidità è un’abilità di cui le squadre d’élite non possono fare a meno.
Eppure, non a tutti è chiaro di cosa stiamo parlando, dato che spesso questo termine è fin troppo tecnico e poco sentito. Si tratta di un sistema sviluppato per favorire l’uscita dal basso quando i difensori centrali sono pressati dagli attaccanti avversari. Dall’Argentina agli schemi di Pep Guardiola, la tecnica ha dimostrato la sua efficacia a vari livelli.
Scopriamo insieme cos’è, come funziona e quali allenatori la adottano.
Perché si chiama Salida Lavolpiana?
La Salida Lavolpiana prende il nome dal suo ideatore, l’ex portiere argentino Ricardo La Volpe, attivo negli anni ’70. Sebbene le origini risalgano a quel periodo, la tattica ha guadagnato maggiore visibilità grazie a Pep Guardiola, che l’ha implementata nella sua esperienza come allenatore dei Dorados de Sinaloa in Messico.
Salida Lavolpiana: definizione e meccanismo di base
Si tratta essenzialmente un sistema tattico progettato per facilitare l’uscita del pallone dai difensori centrali quando questi ultimi sono contrastati dall’attacco avversario. Il suo meccanismo di base prevede che, in fase di costruzione bassa, un centrocampista si abbassi tra i due centrali difensivi. Contemporaneamente, i difensori centrali si allargano, creando spazio per il centrocampista, mentre i terzini alzano la loro posizione, estendendosi fino alla linea dei centrocampisti. In questo modo, si forma una linea difensiva arretrata composta da tre giocatori.
Varianti della Salida Lavolpiana e aspetti tattici
Sebbene il meccanismo di base sia relativamente semplice, esistono diverse varianti della Salida Lavolpiana. Una di queste prevede che il centrocampista si abbassi ai fianchi di uno dei centrali difensivi, formando un triangolo.
Indipendentemente dalla variante adottata, la tattica richiede una spaziatura e un tempismo precisi, nonché la capacità del difensore centrale di muovere il pallone in modo efficace. Inoltre, sfrutta la superiorità numerica e posizionale per creare linee di passaggio sicure.
Esempi e vantaggi della Salida Lavolpiana
Numerosi allenatori di alto profilo hanno implementato con successo la Salida Lavolpiana nei loro schemi tattici. Al Manchester City, Pep Guardiola ha spesso attratto Aguero e David Silva per creare spazio per il centrale di destra Alderweireld. Mauricio Pochettino, al Tottenham, trasformava il 4-2-3-1 in un 3-3-3-1 per facilitare l’uscita dal basso. Anche la nazionale messicana ha sfruttato questa tattica, cambiando il 4-3-3 in un 3-4-3.
I vantaggi della Salida Lavolpiana sono molteplici. Innanzitutto, offre una migliore copertura in transizione difensiva, rendendo più difficile per gli avversari recuperare il pallone nelle aree pericolose. Inoltre, è adattabile a diversi moduli di partenza e sfrutta efficacemente gli half-spaces del campo. Non è tuttavia immune a rischi e limitazioni.
Rischi e limitazioni della Salida Lavolpiana
Sebbene efficace in molte occasioni, la Salida Lavolpiana può risultare meno efficiente in situazioni di 3 contro 1, dove gli spazi per muovere il pallone sono più ristretti. Inoltre, richiede giocatori con buone decisioni tattiche e una certa familiarità con il sistema, altrimenti rischia di diventare rigida e prevedibile se applicata in modo meccanico.
Una possibile evoluzione della Salida Lavolpiana potrebbe coinvolgere il portiere come vertice arretrato della costruzione, sfruttando le abilità tecniche di estremi difensori come Manuel Neuer, Claudio Bravo o Marc-Andre ter Stegen. Una variante del genere offrirebbe nuove opzioni di gioco e ulteriori soluzioni per l’uscita dal basso.
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