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Giro d’Italia: storia, curiosità e albo d’oro

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A maggio il Bel Paese si tinge di rosa per accogliere la carovana più prestigiosa del ciclismo professionistico: il Giro d’Italia. Giunto ormai alla 107esima edizione, il “Giro” è quasi un fenomeno di costume, capace di appassionare milioni di tifosi lungo le strade. Per tre settimane i corridori si sfidano in una lotta all’ultima pedalata, attraversando panorami e scatenando l’entusiasmo delle folle. Dal 1909 a oggi il Giro ha raccontato l’evoluzione dello sport ma anche della società italiana, accompagnandone la storia e le trasformazioni.

Scopriamo tutto sul Giro d’Italia, tra storia, curiosità e albo d’oro.

Le prime edizioni del Giro d’Italia

La prima edizione del Giro d’Italia è partita da Milano il 13 maggio 1909. Il primo a tagliare il traguardo, dopo aver percorso tutti i trecentonovantasette chilometri che costituivano la gara, fu Dario Beni.

Le prime edizioni del Giro hanno visto emergere figure come Alfredo Binda, che vinse la corsa ben cinque volte negli anni ’20 e ’30, e Fausto Coppi, anch’esso vincitore del Giro cinque volte tra gli anni ’40 e ’50. La competizione si è trasformata nel corso degli anni, passando da una gara di resistenza a una di strategia e tattica, con corridori sempre più specializzati e una folla crescente di appassionati lungo il percorso.

Le storie dietro il Giro d’Italia

Il Giro d’Italia è stato teatro di molte storie. Tra le più famose ci sono le sfide tra Coppi e Gino Bartali, che hanno diviso l’Italia negli anni ’40 e ’50 con le loro straordinarie performance. All’epoca la rivalità tra i due ciclisti rappresentava anche la suddivisione sociale e politica del paese: da un lato Coppi, simbolo di modernità e slancio verso il futuro; dall’altro Bartali, depositario dei valori più tradizionali. Due modi di interpretare lo sport e la vita che seppero coinvolgere l’intero Paese.

Altra storia impossibile da ignorare è quella di Marco Pantani, il “Pirata” che nel 1998 conquistò Giro e Tour de France. Dotato di incredibile talento, sembrava poter dominare per anni il ciclismo mondiale. Purtroppo però la sua parabola sportiva verrà segnata da problemi personali e un tragico epilogo che ancora commuove il ricordo dei fan.

L’albo d’oro del Giro d’Italia

Tra i primatisti in fatto di successi troviamo Alfredo Binda con 5 vittorie ottenute negli anni ’20, ma non è certo da solo a occupare il podio. Lo affiancano infatti altri due fuoriclasse, suoi connazionali, che hanno scritto alcune delle pagine più esaltanti di questo sport: i già citati Fausto Coppi, il “Campionissimo”, trionfatore in 5 edizioni tra il 1940 e il 1953, e Gino Bartali, anch’egli autore di una storica “cinquina” negli anni dal 1936 al 1946.

A completare il mitico terzetto di recordman c’è poi una leggenda del ciclismo mondiale, il belga Eddy Merckx, il “Cannibale”, anch’egli vincitore 5 volte tra il 1968 e il 1974. A evidenziare il loro strapotere, nessun altro ciclista è mai riuscito ad aggiudicarsi il Giro più di 3 volte.

Oltre ai vincitori, il Giro d’Italia ha visto nascere personaggi che hanno segnato la storia del ciclismo italiano. Uno di questi è Felice Gimondi, uno dei pochi ad aver vinto tutte e tre le grandi corse a tappe: il Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta a España.

Le tappe più importanti del Giro d’Italia

Alcune tappe hanno segnato la storia del Giro d’Italia. Tra queste si annoverano le temute frazioni in alta montagna, teatro di leggendarie sfide per la maglia rosa sui passi mitici come Mortirolo, Stelvio e Gavia, noti per le insidie altimetriche e climatiche.

Su tutte spicca lo Stelvio: i ciclisti devono misurarsi con lunghi tornanti che si arrampicano fino a 2700 metri tra panorami mozzafiato. Imponenti sfide attendono gli atleti anche al Passo di Giau, al Pordoi e sullo Zoncolan, dalla pendenza spietata.

Altrettanto iconiche sono le tappe di arrivo in salita, scenario di duelli senza esclusione di colpi come all’Alpe di Siusi e sullo Zoncolan, che mettono a dura prova i limiti fisici. Infine, seppur non facente parte del tracciato italiano, impossibile non citare l’ascesa all’Alpe d’Huez, divenuta leggendaria anche al Tour.

Perché la maglia rosa è associata al Giro d’Italia?

Il simbolo per antonomasia del Giro d’Italia è la mitica maglia rosa, indossata dal leader della classifica generale. L’iconico colore rende omaggio ai fogli rosa sul quale veniva, e viene tuttora, stampata la “Gazzetta dello Sport”, storico organizzatore della corsa fin dalla prima edizione, quella del 1909. Fu il giornalista Armando Cougnet che nel 1931 ebbe l’idea di rendere facilmente riconoscibile il leader della corsa agli spettatori.

Il primo a indossarla fu Learco Guerra. Da allora in poi, sfilare con il rosa sulle spalle divenne un onore senza eguali per i ciclisti, desiderosi di tramandarne l’eredità di tappa in tappa.

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