Il campione che corre per Telethon al rientro a Firenze domenica nel Ponte Vecchio. Nel mirino la partecipazione al Prix de France a Vincennes
Sì – va bene – c’è il Ponte Vecchio, una delle classiche storiche del trotto italiano decaduto col passare degli anni nel palmares dell’albo d’oro. Là in fondo alla curva dell’ippodromo del Visarno c’è il Cupolone a dominare il tutto e ricordare che cultura e cavalli a Firenze sono un binomio inscindibile. Ma soprattutto c’è la sua presenza a nobilitare il tutto.
Perché senza Zacon Gio la corsa di domenica – il Gran Premio Ponte Veccho, appunto – non avrebbe la stessa importanza.
La storia di Zacon è presto raccontata. Da puledrino non lo voleva nessuno o quasi, tanto che i bene informati dicono che venne pagato appena mille euro. Corre sotto le insegne di testimonial di Telethon, al cui centro di ricerca “Tigem” di Pozzuoli contro le malattie genetiche rare, il ristoratore napoletano Giuseppe Franco – il proprietario – destina, nel ricordo del fratello Renato morto a 36 anni, parte delle vincite a traguardo. Zacon detiene in 1.09.6 al chilometro il record assoluto delle piste italiane, primo a scendere sotto il muro dell’1.10 al chilometro nel nostro paese. Neanche nonno Varenne – uno che di record se ne intende – era riuscito a tanto.
E nell’ottobre 2019 all’ippodromo dello Yonkers, nella prima periferia di New York, appena fuori Manhattan, sempre in coppia col fido driver Roberto Vecchione e per l’allenamento del tedesco Holger Ehlert, nell’International Trot da un milione di dollari, battè i migliori americani a casa loro. Proprio come aveva fatto Varenne nell’estate 2001 al Meadowlands, a East Rutherford, New Jersey, 12 miglia a sud del Lincoln Tunnel, quando nello Yonkers Trot vinse in 1.51 e 1/5 segnò l’allora record mondiale sul miglio, i 1609 metri.
Da dove deriva il nome Zacon Gio?
Curiosità ippica vuole che Zacon di “cognome” faccia Gio, la desinenza allevatoria di Antonio Somma, il vulcanico proprietario campano di un altro crack del trotto mondiale, quel Face Time Bourbon che dopo il successo dello scorso anno domenica a Vincennes, l’impianto più importante d’Europa, andrà alla caccia del suo secondo Gran Prix d’Amérique da proprietario. E l’obbiettivo a breve termine di Zacon Gio ora è proprio una corsa sul machefer, la carbonella nera, del Bois di Vincennes, il Prix de France. Il Ponte Vecchio in fin dei conti serve a questo: tornare all’attività agonistica dopo qualche mese di sosta invernale per ricaricare le battere rodare e rifinire la condizione. Per continuare ad essere internazionale, come dicevano Paolo Conte e Jannacci far arrabbiare i francesi ed issare l’Italia ancora una volta sul gradino più alto del podio.