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Che Cos’è il Judo: Storia, Filosofia, Allenamento

Judo, giochi olimpici: bellandi contro aguiar

Alla vigilia del Grand Slam di judo di Tokyo, si accendono i riflettori su uno degli sport da combattimento più affascinanti e profondi: il judo. Questo evento, uno dei più impegnativi e prestigiosi nel calendario del World Tour di judo, vedrà atleti di calibro internazionale come Manuel Lombardo e Christian Parlati.

Ma cos’è il judo? Scopriamolo attraverso la sua storia, filosofia e metodo di allenamento.

Il Grand Slam di Tokyo 2023

Il Grand Slam di Tokyo 2023, che si svolgerà dal 2 al 3 dicembre al Metropolitan Gymnasium di Tokyo, rappresenta un punto di riferimento fondamentale nel calendario internazionale del judo. Questo evento non solo chiude la stagione del World Tour di judo ma è anche una vetrina per gli atleti di tutto il mondo per mostrare il proprio valore in una delle competizioni più prestigiose.

La partecipazione di 17 atleti italiani a questo evento è un segno della crescente forza e profondità del judo in Italia. Tra questi, Manuel Lombardo, già noto per le sue prestazioni eccezionali in passato, e Christian Parlati, emergono come figure di spicco.

Tuttavia, l’assenza di Assunta Scutto, Odette Giuffrida e Alice Bellandi nel settore femminile è sentita. Queste atlete hanno lasciato un’impronta significativa nelle competizioni precedenti, e la loro mancata presenza apre spazio ad altre atlete come Francesca Milani e Giulia Carnà che potranno dimostrare le loro capacità e continuare la tradizione di eccellenza nel judo femminile italiano. 

La Storia del Judo

Il judo, come arte marziale, sport da combattimento e metodo di difesa personale, ha le sue radici in Giappone, dove è stato fondato nel 1882 da Jigorō Kanō. La creazione del Kōdōkan da parte di Kanō segnò l’inizio di una nuova era per le arti marziali, con l’introduzione di un approccio più filosofico e meno aggressivo rispetto alle pratiche esistenti come il jujutsu.

Dal suo inizio, il judo ha enfatizzato l’importanza della crescita personale, dell’efficienza fisica e mentale e del mutuo rispetto. Questi principi hanno aiutato lo sport a guadagnare rapidamente popolarità in Giappone e, successivamente, in tutto il mondo.cos'è il judo

Il punto di svolta nella storia del judo si ebbe nel 1964, quando divenne una disciplina olimpica ai Giochi di Tokyo. Questo evento non solo ha rafforzato la posizione del judo come sport internazionale ma ha anche contribuito a diffondere i suoi valori e la sua filosofia a un pubblico globale.

L’espansione del judo al di fuori del Giappone nei primi anni del Novecento fu facilitata da commercianti e militari che viaggiavano in Europa e in altre regioni, portando con sé la conoscenza di questa disciplina. Attraverso la loro influenza e la successiva istituzione di dojo (sale di allenamento) in vari paesi, il judo si è radicato come una delle arti marziali più popolari e rispettate al mondo.

La Storia del Judo in Italia

La storia del judo in Italia inizia ufficialmente nel 1905 con una dimostrazione di “lotta giapponese” alla Regia Marina, segnando l’inizio della diffusione di questa disciplina nel paese. Questo evento ha rappresentato la prima occasione in cui la tecnica e la filosofia del judo sono state esposte al pubblico italiano, generando curiosità e interesse.

Nei decenni successivi, il judo ha trovato terreno fertile in Italia, specialmente nel contesto militare. I corsi di judo sono stati introdotti nelle accademie militari, riconoscendo il valore di questa arte marziale non solo come forma di difesa personale ma anche come strumento di formazione fisica e morale per i soldati.

judo allenamento

Parallelamente, il judo ha iniziato a diffondersi anche nella società civile, con la creazione dei primi club e federazioni. Questi centri hanno contribuito a promuovere il judo a livello nazionale, permettendo a un numero sempre maggiore di persone di praticare questa disciplina.

Il successo del judo in Italia si è manifestato anche attraverso i risultati ottenuti a livello internazionale. Gli atleti italiani hanno iniziato a distinguersi in competizioni di rilievo, conquistando medaglie in eventi mondiali e olimpici.

Kanō Jigorō, il Padre del Judo

Jigorō Kanō, nato il 28 ottobre 1860, è universalmente riconosciuto come il fondatore del judo. La sua formazione iniziale nel jujutsu, praticato sotto la guida di un ex samurai, ha gettato le basi per quello che sarebbe diventato il judo. Kanō, tuttavia, non si limitò a padroneggiare le tecniche esistenti, ma intraprese un percorso di innovazione e riforma.

Con la creazione del judo, Kanō mirava a trasformare le antiche pratiche marziali in un metodo più sicuro e pedagogico. Eliminò le tecniche ritenute pericolose dal jujutsu e introdusse concetti come il mutuo rispetto, la non resistenza e la flessibilità, sia fisica che mentale. Questi principi non solo rendevano il judo più accessibile ma enfatizzavano anche il suo valore educativo e formativo.

La visione di Kanō era quella di un’arte marziale che andasse oltre la semplice pratica fisica, diventando uno strumento per lo sviluppo morale e spirituale dell’individuo. Attraverso il judo, Kanō cercava di promuovere un ideale di miglioramento personale e di armonia sociale, concetti che ancora oggi sono centrali nella filosofia di questa disciplina.

Kanō si dedicò anche alla diffusione internazionale del judo, viaggiando e tenendo conferenze in varie parti del mondo. La sua dedizione ha permesso al judo di guadagnare riconoscimento e rispetto a livello globale, gettando le basi per la sua inclusione come sport olimpico e per il suo continuo sviluppo in tutto il mondo.

La Filosofia del Judo

La filosofia del judo, concepita dal suo fondatore Jigorō Kanō, è profondamente radicata nei principi di “massimo uso efficiente dell’energia” (Seiryoku-Zeny) e “reciproca prosperità di sé e degli altri” (Jita-Kyoei). Questi concetti non sono semplicemente applicabili alle tecniche fisiche, ma sono anche un modello per l’approccio alla vita quotidiana.

Il principio di Seiryoku-Zeny enfatizza l’importanza di utilizzare l’energia, sia fisica sia mentale, nel modo più efficace possibile. Questo significa non solo applicare la forza in modo efficiente durante il combattimento, ma anche vivere la vita quotidiana in modo che ogni azione sia svolta con intenzionalità e senza sprechi.

Jita-Kyoei, d’altra parte, si concentra sull’idea che il benessere personale è intrinsecamente legato al benessere degli altri. In pratica, questo significa che i judoka (praticanti di judo) dovrebbero cercare di migliorare sé stessi e, allo stesso tempo, contribuire al miglioramento della società.

Insieme, questi principi forniscono una guida morale e etica non solo per l’allenamento di judo, ma anche per la vita al di fuori del dojo (sala di allenamento). Essi riflettono la visione di Kanō del judo come uno strumento per lo sviluppo personale e il miglioramento della società.

L’Allenamento nel Judo

L’allenamento nel judo è un processo rigoroso e strutturato. Inizia con il saluto formale (rei) agli insegnanti e ai compagni sul tatami, un atto che simboleggia il rispetto e l’umiltà, elementi essenziali nella cultura del judo.

La fase iniziale dell’allenamento si concentra sullo studio degli spostamenti di base e delle tecniche di caduta (ukemi), fondamentali per garantire la sicurezza durante la pratica. Queste competenze aiutano i judoka a cadere in modo sicuro, minimizzando il rischio di infortuni.

Successivamente, i judoka apprendono una varietà di tecniche di proiezione e controllo (waza), che sono la pietra angolare del judo. Queste tecniche includono movimenti che utilizzano l’equilibrio, la leva e la forza in modi che rispecchiano i principi di Seiryoku-Zeny. Il randori, o combattimento libero, è un aspetto cruciale dell’allenamento, dove i judoka mettono in pratica le tecniche in un contesto dinamico e non coreografato. Questo esercizio aiuta a sviluppare riflessi rapidi, intuizione e adattabilità.

Inoltre, lo studio del kata, una serie di forme prestabilite, è vitale per comprendere i principi fondamentali e la filosofia del judo. Il kata non è solo una dimostrazione di tecniche ma è anche una forma di meditazione in movimento, che consolida la connessione tra mente e corpo.

Attraverso questo allenamento strutturato, i praticanti di judo non solo sviluppano la forza fisica e le competenze tecniche, ma imparano anche il controllo del respiro, la concentrazione, la disciplina e il rispetto per gli altri, riflettendo così la filosofia profonda del judo nella loro pratica quotidiana.

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