Un proprietario che non ha mai visto l’allenatore né il cavallo che ha acquistato, un guidatore che vi sale in sulky per la prima volta. L’improbabile storia del vincitore del Mangelli Diamond Francis e dei suoi uomini
Da fine umorista qual era, di questa vicenda Jerome K. Jerome avrebbe scritto per certo qualcosa e lo script di “Tre uomini in barca” sarebbe forse stato diverso.
La storia è questa e l’inizio tanto per rendere le cose ancora meno credibili sembra quasi quello delle barzellette di una volta. Ci sono un allenatore trevigiano, un cavallo emiliano e un proprietario siciliano: il proprietario non ha mai visto in vita sua il cavallo – neanche quando lo ha comprato dall’allevatore – e l’allenatore non ha mai visto in vita sua il proprietario. In due anni si sono sentiti solo al telefono per parlare del cavallo che ovviamente è il primo della loro collaborazione. Anche Woody Allen ci sarebbe andato a nozze con una roba del genere.
I fatti. Martedì 1 novembre a Torino il trottatore di 3 anni Diamond Francis vince il prestigioso Gran Premio Paolo e Orsino Orsi Mangelli, Gruppo 1 internazionale dotato di 300mila Euro con formula di due batterie e finale, quella che è considerata la tradizionale rivincita del Derby. Lo fa per l’allenamento di Walter Zanetti, da sempre un piccolo grande mago coi puledri, e i colori di Gaetano La Licata, commerciante all’ingrosso, la cui famiglia ha scuderia da oltre 50 anni.
Per tutta la carriera Diamond – un diamante ancora grezzo – è il classico tipo genio e sregolatezza. Potenziale tanto, tantissimo. Disponibilità a dimostrarla in solido poca, pochissima. Sino a qualche mese fa.
Dai e ridai, Zanetti inizia a trovare la quadra. “Motore ne ha sempre avuto, ancora adesso non so neanche io quando vada forte in realtà – dice il trainer di Preganziol -. Quando La Licata lo comprò il cavallo aveva un nodello gonfio e un chip (un frammento osseo, ndr) all’anteriore destro. Da lì prese la decisione di operarlo”. Passa del tempo. Una vittoria al debutto a 2 anni, poi una serie di errori e/o una gestione in corsa che non dava certezze. “Poco alla volta è diventato più gestibile, maggiormente concentrato. A Roma nel Derby ha sbagliato quando stava per sfilare al comando e mi era rimasto il rammarico. A Torino per la prima volta ha corso sparaocchiato per cercare di renderlo meno ardente e quindi “tirasse” meno, evitando di sprecare energie inutilmente”.
Il resto è un presente a successo. Una vittoria nella eliminatoria con un gran finale, poi il bis a distanza di un paio d’ore nell’atto conclusivo. E qui entra in gioco il quarto componente di una squadra improbabile, Vincenzo Piscuoglio Dell’Annunziata. Che – manco a dirlo – nel Mangelli sale in sulky a Diamond Francis per la prima volta nella sua vita. Non lo aveva mai visto, se non da avversario. Sino ad allora vi si era accomodato Andrea Farolfi che però per il Mangelli è impegnato con un altro soggetto in gara perché è prima guida di Mauro Baroncini, Desiderio d’Esi.
E sull’ultima curva della finale, Dell’Annunziata compie il capolavoro tra i capolavori di una giornata che neanche a scriverla con le mani. Alla seconda prova senza ferri, Diamond Francis inizia a peggiorare nella meccanica, il primo passo verso il galoppo e la conseguente squalifica, fosse stato quello di sempre. Ma no, ora è diverso e le mani di VP fanno la differenza: gli dà il tempo di assestarsi, perde qualche metro e posizioni, gli fa finire la piegata ma appena torna in retta d’arrivo lo proietta a centro pista sul tedesco e favorito Gio Cash, che aveva approfittato della sua incertezza per passare in vantaggio. Il finale è da apoteosi. Diamond Francis vince il primo Gran Premio della sua carriera, uno di quelli che segnano in bene un cavallo da corsa.
Già, Dell’Annunziata. Altra bella storia nella storia. In un paio di mesi il driver napoletano ha vinto ad inizio settembre il Campionato Europeo di Cesena, il massimo evento dell’estate italiana – anche quello con batterie e finale – poi tre settimane fa è volato negli Usa per centrare all’ippodromo dello Yonkers appena fuori New York il prestigioso International Trot dotato di un milione di dollari, entrambe le volte in sediolo a Cokstile. Ora questo Mangelli ed anche il San Paolo la settimana dopo in coppia con Callisto. Not bad.
Due note a margine. Uno: Diamond Francis non è un figlio di nessuno. La sorella, Uma Francis, qualche anno fa è stata una delle migliori femmine della sua generazione, capace a volte di combattere ad armi pari con una campionessa assoluta come Unicka, la cavalla poi rapita in Toscana per la quale venne richiesto un riscatto e mai più ritrovata. Due: Walter Zanetti è tutto tranne che un parvenu ad alto livello, soprattutto coi puledri. Il Giovanardi di Rambo Zs e Tresor Zs di cui era anche allevatore col padre Silvano ed Unno del Duomo, il Gran Criterium di Perkins Grif, le Oaks e più in generale la carriera di Audrey Effe ne sono la dimostrazione. Risultati assoluti per un allenatore assoluto che si divide fra il centro di allenamento di famiglia di Preganziol e le scuderie dell’ippodromo del S. Artemio di Treviso dove coi suoi pensionari occupa da parecchi anni ormai una cinquantina di box e sulla cui pista li allena.
Perché domani ci saranno ancora altri puledri da plasmare.
Che tu conosca il proprietario oppure no.