Il nome di Paolo Orsi Mangelli è strettamente legato all’allevamento dei cavalli e alla scuderia OM, nota in tutto il mondo per i campioni e le vittorie conseguite sotto le insegne della giubba nero-granato.
Nato nel 1880 a Forlì, il conte Paolo, discendente da una famiglia nobile che conta alti prelati e governanti, appassionato di ippica, ottenne la sua prima vittoria al trotto da dilettante nel 1910 guidando una cavalla americana, Charming Daisy.
Nel 1911 acquistò Babau, un sauro di tre anni, con il quale vinse la Coppa dell’Allevamento e numerosi altri premi.
L’allevamento di cavalli Orsi Mangelli
Le Budrie, a poca distanza da San Giovanni Persiceto, diventò la sede del suo allevamento di cavalli trottatori, i cui primi prodotti nacquero nel 1931.
Verso la fine del 1933 il conte Mangelli decise di dedicarsi all’allevamento, puntando sulle fattrici americane. Acquistò negli Stati Uniti un’intera fattoria, la Calumet Farm, con stalloni e fattrici di ottima genealogia, che rinnovarono in maniera indelebile le linee di sangue del cavallo trottatore italiano.
La “Legge Mangelli” e i contributi nel settore istituzionale ippico
Importanti i suoi contributi nel settore istituzionale ippico: nel 1942 con Federico Tesio e altri esperti ippici di quel periodo collaborò alla elaborazione della legge che porta il suo cognome, la “Legge Mangelli” (24 marzo 1942), con la quale si riservava all´Unire (Unione Nazionale Incremento Razze Equine) “la facoltà di esercitare totalizzatori e scommesse al libro per le corse dei cavalli”.
Nel 1948 il conte Mangelli fu eletto presidente dell’UPT-Unione Proprietari Trotto, incarico che resse fino all’anno successivo e, ancora in vita, venne denominato “il padre del trotto italiano”.
Dall’amore per i cavalli all’imprenditorialità
Parallelamente all’amore per i cavalli, il Conte Mangelli si dimostrò però anche un valente imprenditore e industriale, prima con la SAOM – Società Anonima Orsi Mangelli – per la filatura della seta e la produzione di fibre artificiali e poi anagrammando la sigla per la OMSA, nota per le sue calze e ben più famosa al pubblico grazie alla pubblicità.
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